Ben oltre ai problemi “normali”
che porta con se la procrastinazione,
certo è che questa cattiva abitudine può essere molto dannosa anche per l’economia.
Infatti, gli esperti stimano che il 40% delle persone ha subito delle perdite
finanziarie a causa della procrastinazione (rinviare sempre le azioni e le
decisioni), in alcuni casi anche molto pesanti.
Ma la procrastinazione è un
problema anche per la stessa salute. Ricercatori della Oregon Health and
Science University hanno analizzato un totale di 19.800 persone,
riscontrando che quelli che mostravano i livelli più alti di colesterolo erano
coloro che rimandavano la visita medica da oltre cinque mesi. Allo stesso modo,
psicologi dell’Università di Windsor in Ontario, condussero uno studio nel
quale furono coinvolte 254 persone e conclusero che coloro che soffrivano dei
livelli più alti di stress erano coloro che tendevano a procrastinare di più,
soprattutto perché presentavano difficoltà nella gestione del tempo e nel
realizzare i progetti.
problema anche per la stessa salute. Ricercatori della Oregon Health and
Science University hanno analizzato un totale di 19.800 persone,
riscontrando che quelli che mostravano i livelli più alti di colesterolo erano
coloro che rimandavano la visita medica da oltre cinque mesi. Allo stesso modo,
psicologi dell’Università di Windsor in Ontario, condussero uno studio nel
quale furono coinvolte 254 persone e conclusero che coloro che soffrivano dei
livelli più alti di stress erano coloro che tendevano a procrastinare di più,
soprattutto perché presentavano difficoltà nella gestione del tempo e nel
realizzare i progetti.
Si conosce anche che la
procrastinazione è intimamente relazionata con la durata di una attività. La
maggioranza delle persone mostra una tendenza a procrastinare quando le
scadenze sono molto lontane nel tempo. La spiegazione potrebbe trovarsi in ciò
che viene descritta come il: rinvio temporale. Secondo alcuni specialisti
quanto più vicina nel tempo è la ricompensa (o la sensazione di completamento),
il premio in sé sembrerà di maggior valore e per questo sarà meno probabile che
si rimandi l’azione necessaria per ottenerla. In altre parole, meglio un uovo
oggi che una gallina domani! Si afferma che questo modo di pensare ha una forte
base evolutiva, sebbene si è trasmessa nel tempo anche attraverso detti della
saggezza popolare come quello menzionato sopra.
procrastinazione è intimamente relazionata con la durata di una attività. La
maggioranza delle persone mostra una tendenza a procrastinare quando le
scadenze sono molto lontane nel tempo. La spiegazione potrebbe trovarsi in ciò
che viene descritta come il: rinvio temporale. Secondo alcuni specialisti
quanto più vicina nel tempo è la ricompensa (o la sensazione di completamento),
il premio in sé sembrerà di maggior valore e per questo sarà meno probabile che
si rimandi l’azione necessaria per ottenerla. In altre parole, meglio un uovo
oggi che una gallina domani! Si afferma che questo modo di pensare ha una forte
base evolutiva, sebbene si è trasmessa nel tempo anche attraverso detti della
saggezza popolare come quello menzionato sopra.
Nel 2004 il neuroscienziato Barry
Richmond, riportò di avere incontrato le basi biologiche della
procrastinazione.
Richmond, riportò di avere incontrato le basi biologiche della
procrastinazione.
Richmond realizzò il suo
esperimento con alcuni primati, allenati a tirare una leva ogni volta che su di
uno schermo un punto cambiava di colore da rosso a verde. Mentre le scimmie eseguivano
l’esercizio sullo schermo appariva un segnale grigio che le avvisava che la
ricompensa era vicina. Curiosamente, proprio come per chi è abituato a rinviare,
gli animali commettevano più errori al principio dell’esercizio mentre che, una
volta che vedevano il segnale grigio che avvisava che la ricompensa era vicina,
si concentravano meglio nell’attività e commettevano meno errori.
esperimento con alcuni primati, allenati a tirare una leva ogni volta che su di
uno schermo un punto cambiava di colore da rosso a verde. Mentre le scimmie eseguivano
l’esercizio sullo schermo appariva un segnale grigio che le avvisava che la
ricompensa era vicina. Curiosamente, proprio come per chi è abituato a rinviare,
gli animali commettevano più errori al principio dell’esercizio mentre che, una
volta che vedevano il segnale grigio che avvisava che la ricompensa era vicina,
si concentravano meglio nell’attività e commettevano meno errori.
Richmond ipotizza che la
dopamina, un neurotrasmettitore relazionato con la sensazione di
gratificazione, potrebbe essere la vera causa della procrastinazione. A questo
proposito, collaborò con Edward Ginns, un genetista molecolare il cui compito
sarebbe stato quello di “spegnere” temporaneamente i ricettori della dopamina
nel cervello delle scimmie (nella corteccia rinale che associa gli stimoli
visivi alla ricompensa). Questo cambiamento provocò che le scimmie non fossero
in grado di prevedere quando si avvicinava la ricompensa. Così, i primati
rimasero concentrati per tutto il tempo come se ogni tentativo fosse quello
buono. Ma…non tutte le scimmie lavorarono con la stessa intensità, alcune
ridussero enormemente il ritmo e non lo recuperarono più. Cosa che dipendeva
ovviamente dalle peculiarità individuali.
dopamina, un neurotrasmettitore relazionato con la sensazione di
gratificazione, potrebbe essere la vera causa della procrastinazione. A questo
proposito, collaborò con Edward Ginns, un genetista molecolare il cui compito
sarebbe stato quello di “spegnere” temporaneamente i ricettori della dopamina
nel cervello delle scimmie (nella corteccia rinale che associa gli stimoli
visivi alla ricompensa). Questo cambiamento provocò che le scimmie non fossero
in grado di prevedere quando si avvicinava la ricompensa. Così, i primati
rimasero concentrati per tutto il tempo come se ogni tentativo fosse quello
buono. Ma…non tutte le scimmie lavorarono con la stessa intensità, alcune
ridussero enormemente il ritmo e non lo recuperarono più. Cosa che dipendeva
ovviamente dalle peculiarità individuali.
Va così sottolineato che la dopamina, al contrario di quanto si
possa pensare, non è relazionata solo con la sensazione di piacere istantaneo,
ma anche con la sensazione che questo piacere si presenterà in un futuro
prossimo. Insomma, sarebbe incaricata di avvisarci quale sarà la ricompensa e
quanto importante sarà la stessa in proporzione allo sforzo che dovremo
realizzare per ottenerla. Inoltre, la dopamina influisce decisivamente anche
sul mantenimento dell’attenzione selettiva, così come nella possibilità di
alternare in modo cosciente e volontario una attività piuttosto che un’altra;
coinvolgendo soprattutto altre strutture cerebrali come l’ippocampo, l’amigdala
e la corteccia prefrontale.
possa pensare, non è relazionata solo con la sensazione di piacere istantaneo,
ma anche con la sensazione che questo piacere si presenterà in un futuro
prossimo. Insomma, sarebbe incaricata di avvisarci quale sarà la ricompensa e
quanto importante sarà la stessa in proporzione allo sforzo che dovremo
realizzare per ottenerla. Inoltre, la dopamina influisce decisivamente anche
sul mantenimento dell’attenzione selettiva, così come nella possibilità di
alternare in modo cosciente e volontario una attività piuttosto che un’altra;
coinvolgendo soprattutto altre strutture cerebrali come l’ippocampo, l’amigdala
e la corteccia prefrontale.
Dobbiamo sapere che prima di
dedicarci ad una attività, soprattutto se questa è complessa o conflittuale, mostriamo
un certo ritardo relazionato con il riconoscimento cerebrale. In questo periodo
di tempo il nostro cervello accede alla memoria e verifica se disponiamo già di
uno schema di risposta appreso, che potremmo mettere in pratica per affrontare
il problema concreto che si presenta. Ma, mentre trascorre questo processo
eminentemente cognitivo (o razionale), si attiva un’altro processo
essenzialmente emotivo, nel quale scaviamo nella nostra storia di vita personale.
Questo processo emotivo (in relazione con il concetto dei marcatori somatici
proposto da Damasio) ci può offrire risultati non soddisfacenti; per esempio,
ci può generare la paura del fallimento o ci ricorda situazioni simili nelle
quali la nostra emotività è stata molto negativa. In questo modo, il sistema
attenzionale e decisionale si trova condizionato dagli stati negativi che
abbiamo vissuto (o immaginato) e decidiamo (in modo più o meno consapevole) di
rimandare l’attività; soprattutto se non riceviamo l’impulso offerto dalla
possibilità di una ricompensa vicina.
dedicarci ad una attività, soprattutto se questa è complessa o conflittuale, mostriamo
un certo ritardo relazionato con il riconoscimento cerebrale. In questo periodo
di tempo il nostro cervello accede alla memoria e verifica se disponiamo già di
uno schema di risposta appreso, che potremmo mettere in pratica per affrontare
il problema concreto che si presenta. Ma, mentre trascorre questo processo
eminentemente cognitivo (o razionale), si attiva un’altro processo
essenzialmente emotivo, nel quale scaviamo nella nostra storia di vita personale.
Questo processo emotivo (in relazione con il concetto dei marcatori somatici
proposto da Damasio) ci può offrire risultati non soddisfacenti; per esempio,
ci può generare la paura del fallimento o ci ricorda situazioni simili nelle
quali la nostra emotività è stata molto negativa. In questo modo, il sistema
attenzionale e decisionale si trova condizionato dagli stati negativi che
abbiamo vissuto (o immaginato) e decidiamo (in modo più o meno consapevole) di
rimandare l’attività; soprattutto se non riceviamo l’impulso offerto dalla
possibilità di una ricompensa vicina.
Sebbene credo che non si possa affermare
al 100% (neppure all’80%) che la procrastinazione sia una questione che dipende
unicamente dai livelli di dopamina, risulta comunque interessante precisare che
la procrastinazione sia un fenomeno determinato da molteplici fattori, nel
quale influiscono non solo le nostre abitudini (come affermano molti guru della
crescita personale) ma anche le nostre peculiarità personologiche, il nostro
stile nell’affrontare le situazioni e anche l’attività neurale. Ovviamente, l’incidenza
della dopamina non può convertirsi in una scusa per assumere la
procrastinazione come qualcosa di normale, ma piuttosto come un pezzo in più
che va ad aggiungersi al puzzle.
al 100% (neppure all’80%) che la procrastinazione sia una questione che dipende
unicamente dai livelli di dopamina, risulta comunque interessante precisare che
la procrastinazione sia un fenomeno determinato da molteplici fattori, nel
quale influiscono non solo le nostre abitudini (come affermano molti guru della
crescita personale) ma anche le nostre peculiarità personologiche, il nostro
stile nell’affrontare le situazioni e anche l’attività neurale. Ovviamente, l’incidenza
della dopamina non può convertirsi in una scusa per assumere la
procrastinazione come qualcosa di normale, ma piuttosto come un pezzo in più
che va ad aggiungersi al puzzle.
Fonti:
Sobalvarro,
C. C. (Junio, 2009) La toma de
decisión y la procrastinación. XXXII Congreso Internacional de
Psicología, Guatemala.
C. C. (Junio, 2009) La toma de
decisión y la procrastinación. XXXII Congreso Internacional de
Psicología, Guatemala.
Trisha Gura
(2008) I’ll Do It Tomorrow. Scientific
American Mind; Diciembre-Enero: 27-33.
(2008) I’ll Do It Tomorrow. Scientific
American Mind; Diciembre-Enero: 27-33.
Richmond, B. J. & Ravel, S. (2006) Dopamine neuronal responses in
monkeys performing visually cued reward schedules. European Journal of Neuroscience; 24(1): 277–290.
monkeys performing visually cued reward schedules. European Journal of Neuroscience; 24(1): 277–290.
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